Il Saluto in ginocchio Zazen (ZA REI)

All’inizio e al termine della lezione il Maestro fa disporre tutti gli allievi in fila. Gli allievi si devono mettere in ordine di grado rivolti verso il Maestro. Il Maestro, posto di fronte alla fila, deve avere la cintura più alta in grado della classe alla sua sinistra e le altre cinture disposte secondo grado decrescente verso la destra.

Il maestro si inginocchia di fronte alla classe partendo dalla posizione eretta, secondo il rituale tradizionale, abbassandosi sui talloni, portando avanti il ginocchio sinistro fino a portarlo a terra. L’altro ginocchio, che era rimasto sollevato ad angolo quasi retto rispetto al primo, seguirà ed andrà a toccare terra senza unirsi al primo ma lasciando una distanza che permetta una seduta sui talloni naturale e comoda (Fig. 6 e 7).
I piedi su cui ci si appoggia (talloni) devono avere il collo rivolto verso terra e la sovrapposizione del piede destro sul sinistro. Le mani andranno appoggiate sulle cosce con i palmi rivolti naturalmente in basso ed indirizzando le dita verso il piatto della coscia, ad un’altezza che permetta una seduta eretta con spalle rilassate e sguardo in avanti.

 

A questo punto il Maestro farà un cenno di assenso al Sempai (capofila).

Il SEMPAI di turno comanderà il SEIZA (fig. da 1 a 5), seduti secondo il rituale tradizionale giapponese come appena descritto.
Gli allievi dovranno, uno dopo l’altro, in ordine di grado, mettersi in SEIZA per il saluto a partire dalle cinture più alte.
Solo al termine della lezione, e non obbligatoriamente, in posizione di SEIZA, il Sempai chiamerà il MOKUSO. Talvolta, durante il mokuso, si recita il DOJO KUN (vedi qui) con il seguente criterio:

Il Sempai recita ad alta voce i principi del dojo kun, uno per uno, e gli altri allievi li ripetono ad alta voce.
Finita la recitazione del Dojo Kun si termina il mokuso.
Liberati dal mokuso attraverso il MOKUSO YAME, il Sempai chiama il saluto (ZA REI).
Tre saluti fan parte dello Za Rei e sono:

SHOMEN NI REI (rivolto allo SHOMEN e al Maestro Fondatore)
SENSEI NI REI (rivolto al Maestro del Dojo)
OTAGAI NI REI (rivolto agli allievi del dojo).
Gli allievi rispondo con OSU (si pronuncia OSS).

Il saluto si svolge inchinandosi (fig. 8) dopo aver portato le mani a terra, leggermente orientate con le dita rivolte verso il centro della nostra linea mediana immaginaria. L’inchino prevede che si porti il busto in avanti e che la testa arrivi ad una distanza prossima al pavimento proprio sopra il centro delle mani in appoggio. Fatto l’inchino ci si riporta nella posizione eretta.
Per eseguire il saluto, appoggiate le mani con le dita girate leggermente verso l’interno e piegatevi in avanti, senza poggiare la fronte o sollevare le anche, e guardate, sottocchio, chi vi sta di fronte, senza sollevare la testa (fig. 9).

 

Sul primo inchino il Maestro si sarà precedentemente orientato verso lo SHOMEN ( la parete principale del dojo dove solitamente vi sono effigie del o dei maestri capi scuola) e farà l’inchino verso quella parete. Sul secondo e terzo saluto il Maestro sarà disposto verso la classe e le parti si saluteranno vicendevolmente.

Successivamente il SEMPAI comanderà il KIRITZU (in piedi) dopo che il Maestro si sarà rialzato e riposizionato di fronte alla classe come all’inizio del saluto. Solo a questo punto gli allievi potranno alzarsi per terminare la lezione seguendo lo stesso rituale del SEIZA a ritroso. Nell’alzarsi dalla posizione rituale si porta il busto in avanti scaricando i talloni. A seguire la gamba destra viene sollevata e portata in modo da far appoggiare il piede a terra di fronte a noi. Nell’alzarsi facendo leva sulla gamba destra, si resta sul piede sinistro per poi riportare la gamba destra verso la sinistra. Non si devono avere atteggiamenti scomposti e il busto deve mantenere la sua posizione eretta senza sbandare. Ci si posiziona in musubi dachi e si attende il congedo del Maestro. Al suo Tachi Rei accompagnato solitamente dalla parola OSU gli allievi si rivolgeranno a loro volta al Maestro con un Tachi rei e ricambieranno l’OSU. A questo punto la classe è libera.

Pochi sono a conoscenza che i quattro lati di un «dojo» hanno la loro importanza tradizionale. Si presume che questo termine provenga dal Buddismo. Esso indica il luogo nel quale i buddisti, dopo la cerimonia della purificazione, allenano lo spirito e il corpo.

A – Lato inferiore (shimoseki) è dove si allineano tutti i gradi inferiori (kyu).

B – Lato superiore (joseki) è di fronte al lato inferiore; qui si mettono gli insegnanti e alla destra del Maestro vanno gli istruttori e gli allenatori, osservando l’ordine di grado.

C – Lato d’onore (kamiza) è alla destra del joseki ed è riservato alle personalità. Qui vengono poste le foto dei Maestri fondatori o benefattori. Entrando nel dojo, ogni judoka – cosi vuole il cerimoniale della tradizione – effettua il saluto verso il kamiza.

D – Alla sinistra del joseki si trova la piazza inferiore (shimoza). Essa è riservata agli allievi di alto grado con il più anziano capo fila, il quale è vicino al joseki e comanda il saluto.

Il cerimoniale vuole che il saluto collettivo iniziale venga rivolto prima al lato d’onore (kamiza) e poi agli insegnanti; alla fine della lezione ciò si verifica all’inverso.