Le Origini del Karate Kyokushinkai

Il Karate Kyokushinkai è un’arte marziale creata sul finire degli anni ’50 dal leggendario Masutatsu Oyama, che sintetizzò le sue esperienze di lotta in un sistema basato sull’efficacia nel combattimento. Le sue spettacolari esibizioni di potenza che culminarono con l’incredibile impresa di sconfiggere tori inferociti frantumandone corna e cranio a mani nude, attirarono l’attenzione dei migliori lottatori del pianeta, che raccogliendosi attorno al M° Oyama divennero i più temuti campioni di combattimento.

Masutatsu Oyama fu il primo uomo a concepire ed organizzare nel 1975 un torneo mondiale dove gli atleti più forti di ogni disciplina marziale si confrontassero secondo il criterio del pieno contatto, senza protezioni, senza categorie di peso: concetti agonistici ritenuti sino ad allora troppo pericolosi e cruenti. Ma il torneo, con i suoi Knockout spettacolari, ottenne un grande successo, confermando al mondo la superiorità del metodo Kyokushinkai, e segnò una svolta epocale e l’inizio di una nuova era nel mondo delle arti marziali.

Fu creata una Organizzazione Internazionale di Kyokushinkai (IKO) in grado di garantire la corretta divulgazione dello stile, selezionando annualmente istruttori scelti che venivano inviati ad insegnare nei Paesi di tutto il mondo, per soddisfare le esigenze di un sempre crescente numero di appassionati. Da un modesto quartiere giapponese ed un piccolo gruppo di seguaci, il M° Oyama riuscì a creare un’organizzazione che conta oggi circa 12 milioni di iscritti ed è presente in ben 70 nazioni, confermando un successo che non ha mai subito battute di arresto.

Cos’è il Karate Kyokushinkai

Ispirato al Confucianesimo e impregnato della filosofia Zen, il Kyokushinkai, tra le arti marziali più popolari al mondo, è uno stile di karate che coniuga mirabilmente princìpi estetici e spiritualità.

Elaborato originariamente come efficace sistema di autodifesa, pur essendo attualmente praticato soprattutto come sport e considerato da molti atleti dediti all’agonismo un ideale trampolino di lancio per la carriera professionistica, il Kyokushinkai rappresenta, per chi vi si dedica con serietà e passione, un valido strumento di avanzamento morale e spirituale.

Nella traduzione letterale, “Kyokushin” significa “verità suprema”: la verità è da intendersi come la conoscenza delle reali risorse fisiche e mentali, a cui ciascun praticante giunge dopo un lungocammino di perfezionamento.

Le arti marziali, in vero, lungi dal rappresentare mere tecniche di aggressione e difesa, sono mezzi destinati a favorire la formazione di una personalità matura e sana, in armonia con l’ambiente naturale e sociale.

Per la funzione equilibratrice sotto il profilo psico-fisico, il Karate Kyokushinkai si rivela un’attività sportiva adatta a tutti: ai giovani, che apprendono l’arte dell’autodifesa e del controllo; ai meno giovani, che preservano un ottimale stato di salute vicariando il diminuito vigore fisico con la destrezza e la lucidità mentale; alle donne, che sperimentano un accresciuto senso di benessere e di sicurezza interiore che esalta la loro avvenenza.

La disciplina, inoltre, è particolarmente indicata anche per i bambini, i quali, sollecitati nello sviluppo delle molteplici potenzialità, pervengono a una più chiara consapevolezza delle personali risorse, dei propri punti di forza e di vulnerabilità.

Essi migliorano la capacità di autocontrollo, rafforzano lo spirito di osservazione e il senso critico, affinano l’intuito e comprendono l’importanza di alcuni fondamentali valori, quali la cooperazione, la tolleranza, il rispetto per gli altri.

Molti ragazzi provenienti da situazioni di forte disagio familiare o sociale, avvicinandosi casualmente alla pratica delle arti marziali, si rendono artefici di sostanziali cambiamenti, allorché scoprono di possedere delle insospettabili risorse interiori.

Traguardo comune, per bambini e adulti, è l’acquisizione di maggior fiducia in se stessi, per una migliore integrazione nella realtà sociale.
La Filosofia del Kyokushinkai
È il significato del termine “Kyokushinkai”, ossia “Associazione dell’estrema verità”, scelto dal fondatore, che suggerisce la filosofia di questa robusta forma di combattimento, in apparenza del tutto simile ad altri stili di karate.

Quello che rende i cultori del Kyokushin lottatori letali e persone eccezionali è determinato da un sistema di addestramento estremo diretto a conquistare volontà e determinazione inossidabili, come attitudine nei confronti della vita. Le abilità atletiche, talvolta impressionanti, sono solo una conseguenza di questa preziosa conquista, che si può condensare nelle parole di Mas Oyama:

”…I limiti di un uomo sono solo quelli che la sua mente si vuole imporre…”.

Combattere in un torneo a pieno contatto, senza protezioni, è la prerogativa di persone coraggiose che sfidando i propri limiti psicofisici nell’allenamento e scoprono in se stesse l’unico vero grande avversario. Questo è il supremo insegnamento del Kyokushinkai:

“…Perdere denaro è perdere poco. Perdere fiducia in se stessi, è perdere molto. Perdere coraggio è perdere tutto, perché si perde se stessi…” (Mas Oyama).

Sosai Mas Oyama

Nel 12 Luglio del 1923 in un villaggio della Corea del Sud chiamato Qa-Ryong-Ri Yong-chi-Myo’n Chul Na Do, vicino a Gunsan, nasce Sosai Masutatsu Oyama. Il suo nome originario era Young Li, ma dato che quando emigrò in Giappone gli fu imposto di adottare un nome giapponese, lo cambiò in Oyama, che significa “grande montagna”. All’età di 9 anni, dopo essere stato mandato in Manciuria alla fattoria di sua sorella, inizia a praticare le Arti Marziali, studiando la disciplina del Kempo cinese del Sud, conosciuta anche come tecnica delle “Diciotto Mani” (stile Shakuriki) sotto la guida del maestro Yi, fino a raggiungere il grado di shodan. A 12 anni, ritorna in Corea, dove pratica un’arte marziale coreana chiamata Taiken o Chabi, una sorta di miscuglio di Kempo, Kung Fu e Ju Jitsu.

Nel 1938, a 15 anni, Mas Oyama si trasferisce in Giappone sperando di entrare nella Yamanashi Youth Aviation Institute, una scuola di aviazione, per diventare un pilota, ma deve presto abbandonare il suo sogno a causa delle difficili condizioni di vita e delle sue origini coreane, ed è costretto a trovarsi un lavoro. Prosegue però il suo allenamento praticando il judo e la boxe, e il suo interesse per le arti marziali lo porta al dojo di Gichin Funakoshi, presso l’università Takushoku, dove inizia a studiare con dedizione il Karate Okinawa (oggi Karate Shotokan), facendo rapidamente progressi. All’età di 17 anni è già 2° dan, mentre all’età di 20 anni consegue il 4° dan. A questo punto si interessa più profondamente al judo, riuscendo in meno di quattro anni a raggiungere il grado di 4° dan. Il passo successivo fu l’ingresso nella Butokukai, l’accademia formativa dell’Arma Imperiale Giapponese, specializzata in guerriglia, spionaggio e combattimento a mani nude, dove Sosai passa 2 anni. Quando il Giappone venne sconfitto alla fine della seconda guerra mondiale, Mas Oyama, come molti altri giovani giapponesi, attraversa una crisi personale, aggravata anche dai contrasti con Ghishin Funakoshi, ma riesce ad uscirne con l’aiuto di So Nei Chu, un grande Maestro coreano che era stato allievo di Chojun Miyagi, il fondatore del Goju-Ryu Karate. So era famoso per la sua forza fisica e la sua spiritualità ed ebbe una profonda influenza su di lui, insegnandogli l’inseparabilità del budo e i fondamenti spirituali del Buddismo. Dopo un paio d’anni di allenamento, il maestro So consiglia a Mas Oyama di dedicare la sua vita alle Arti Marziali e di ritirarsi nelle montagne per addestrare la sua mente e il suo corpo, fino a raggiungere la “Via Marziale”.
A 23 anni, Mas Oyama incontra Eiji Yoshikawa, autore della novella “Musashi” (un libro da leggere per coloro che praticano le Arti Marziali), il quale ha dedicato la vita alla ricerca dei più famosi Samurai del Giappone. Sia la novella che l’autore aiutano Mas Oyama a capire il significato del Bushido (codice dei Samurai). In quell’anno Oyama si reca dal Maestro Minobu, nella Prefettura di Chiba, dove Musashi sviluppò il suo stile di combattimento con la spada: il Nito-Ryu. Così nel 1946 Oyama parte per l’addestramento verso un luogo remoto sul monte Kiyosumi nella Prefettura di Chiba. Ad accompagnarlo c’era uno dei suoi allievi, Yashiro, e un amico, il signor Kayama, che provvedeva ai rifornimenti di cibo. Proprio quando attraverso un vigoroso allenamento Mas Oyama riesce a superare il problema dello stress mentale causato dalla solitudine, Yashiro cede e dopo 6 mesi abbandona il maestro. Oyama aveva progettato di rimanere sulle montagne per 3 anni, ma la fuga dell’allievo è un duro colpo, che lo fa quasi desistere dall’impresa. Solo l’incoraggiamento di So Nei Chu, che lo esorta piuttosto a tagliarsi le sopracciglia per farsi passare la nostalgia di casa (Sosai non si sarebbe mai fatto vedere in giro in queste condizioni!), riesce a convincerlo a restare e a proporsi di diventare il karateka più forte del Giappone. Ma dopo solo 14 mesi è costretto a rinunciare all’impresa perché Kayama non può più sponsorizzarlo per cause di forza maggiore.
Pochi mesi dopo, nel 1947, Mas Oyama mette alla prova il suo allenamento partecipando e vincendo alla sezione di Karate del Primo Torneo Nazionale delle Arti Marziali di Kyoto, un torneo senza esclusione di colpi. Così riesce a superare lo sconforto per non aver completato i tre anni di solitudine. Durante una rissa in un locale notturno di Tokyo, Oyama uccide il suo avversario e viene arrestato, processato ed assolto per “auto-difesa”. Decide quindi di dedicare la propria vita completamente alla Via del Karate. Così ricomincia, questa volta sul monte Kiyozumi, sempre nella Prefettura di Chiba. Questo posto viene scelto per lo sviluppo della progressione spirituale, ma anche fisicamente non si scherza: 12 ore di allenamento al giorno, senza giorni di riposo, stando sotto cascate gelate, rompendo le pietre del fiume con le mani, utilizzando gli alberi come Makiwara, saltando sopra le piante centinaia di volte al giorno. Tutto questo alternato allo studio dei classici antichi sulle Arti Marziali Zen, e della filosofia. Dopo 18 mesi Sosai scende pieno di fiducia in se stesso, e capace di prendere il controllo della sua vita. Nel 1950, iniziano i suoi famosi combattimenti con i tori, in parte per mettere alla prova la sua forza e in parte per dimostrare al mondo il potere del suo Karate. La sua potenza è evidente: ha combattuto con 52 tori, uccidendone 3 al primo colpo e rompendo le corna di 49 di loro solo con colpi di lato con la mano. Con questo non si vuole certo dire che sia stato facile per lui. Oyama ama ricordare il risultato del suo primo tentativo contro un toro infuriato. Nel 1957 in Messico, all’età di 34 anni, viene quasi ucciso da un toro che lo infilza alla schiena, anche se, in qualche modo, Oyama è riuscito a tirarlo a se e gli ha rotto le corna. Deve rimanere a letto per circa 6 mesi a causa della gravità delle ferite riportate. Oggi, ovviamente, qualche gruppo di animalisti potrebbe avere qualcosa da ridire a proposito di queste dimostrazioni, malgrado quegli animali fossero comunque destinati al macello.
Nel 1952 si trasferisce negli Stati Uniti per un anno, dando dimostrazione del suo Karate dal vivo anche sulla televisione nazionale. Durante gli anni successivi riceve numerose sfide da pugili, thai-boxer, lottatori di wrestling, dominando su tutti, vincendo contro circa 270 diversi sfidanti. La maggior parte di queste persone vengono addirittura sconfitte con un solo pugno e i combattimenti non durano più di tre minuti, in alcuni casi solo qualche secondo.
Il suo principio di combattimento è semplice: “se riesce ad arrivare fino all’avversario…è fatta. Se ti colpisce ti rompe. Se blocchi un suo pugno alle costole, il tuo braccio si rompe o si sloga. Se non lo blocchi, la tua costola si rompe”. Arriva ad essere conosciuto come “La Mano di Dio”, “L’uomo più forte sulla faccia della terra”, una manifestazione vivente del più grande guerriero Giapponese Ichi Geki, Hissatsu o, ancora, “Un colpo, morte sicura”. Per lui, quello è il vero scopo del Karate. L’eccessivo lavoro di gambe e le tecniche complesse sono secondarie, nonostante sia conosciuto anche per la potenza dei suoi calci alla testa. È durante una delle sue visite negli Stati Uniti che Mas Oyama incontra Jacques Sandulescu, un gigante (190 cm. e 190 Kg. di muscoli), rumeno che un tempo, era stato fatto prigioniero dall’esercito russo all’età di 16 anni e inviato a lavorare nelle miniere di carbone per due anni. I due diventano amici, restando tali per tutta la durata della vita di Oyama. Jacques rimane tutt’oggi un elemento di spicco della IKO.

Nel 1953 Mas Oyama apre il suo primo “Dojo” a Mejiro, Tokyo. Nel 1956 apre il suo primo vero dojo in uno studio dietro l’università Rikkyo, 500 dall’attuale Honbu Dojo (il quartier generale). Nel 1957 ci sono già 700 membri, nonostante l’alto numero di defezioni a causa del duro allenamento (in quel periodo la forza del suo karate era a uno dei suoi livelli più alti e di conseguenza anche l’allenamento era molto severo). Molti dei suoi studenti sono membri di altre discipline, arrivati al suo dojo interessati al jis-sen kumite (combattimento a contatto pieno), e Oyama, sotto il consiglio di Kenji Kato, sceglie di comparare i diversi stili e costruire la sua propria disciplina attraverso la scelta di quelle tecniche e di quei concetti che ritiene essere i migliori e i più utili in un vero combattimento, non limitandosi solo al karate, ma analizzando tutte le Arti Marziali. E così, da unìevoluzione del suo karate, nasce il Kyokushin Karate.

I praticanti del Dojo di Mas Oyama concepiscono il combattimento in modo molto serio, guardandolo prima di tutto come arte da combattimento; in questo modo si aspettano di colpire ed essere colpiti. Con poche restrizioni, l’attacco alla testa diviene una cosa del tutto normale. Prese, proiezioni, colpi alle costole diventano comuni. I combattimenti si ripetono finché uno dei due combattenti non viene battuto. Gli infortuni in combattimento diventano una quotidianità e la percentuale di abbandono cresce vertiginosamente (oltre il 90%). Inoltre vengono indossati dei do-gi non tradizionali ed è possibile indossare quello che si vuole.

La prima “Scuola di Oyama” fuori dal Giappone viene aperta nel 1957 da Shinhan Bobby Lowe alle Hawaii, dove Oyama aveva dato nel 1952 la sua dimostrazione. In quella occasione Shinhan lo aveva incontrato e si era accordato per allenarsi con lui. Il padre di Shinhan era un istruttore di Kung Fu, e quindi Bobby era molto preparato nelle Arti Marziali cinesi. Inoltre aveva sperimentato ogni disciplina che aveva conosciuto: a 23 anni aveva ottenuto il 4° Dan in judo, il 2° Dan in Kempo e lo shodan in Aikido, ma la dimostrazione della potenza di Oyama lo aveva stupito, tanto che decise di andare a Tokyo per allenarsi con lui per oltre un anno e mezzo. Così Shinhan Bobby Lowe divenne il primo “uchi-deshi” (studente a vita) del Kyokushin, una tradizione che sarebbe cresciuta e conosciuta più tardi come “Wakajishi” o “I Giovani Leoni di Mas Oyama”, secondo cui un ristretto e selezionato gruppo di allievi era scelto ogni anno perché si dedicassero al karate per mille giorni.
Nel 1961 Mas Oyama apre il suo Dojo a Los Angeles, il Los Angeles Dojo.

Nel 1963 inizia la costruzione del Quartier Generale Mondiale che viene aperto ufficialmente nel 1964. In questa occasione Mas Oyama conia per il suo karate il titolo di Kyokushin o “Ultima Verità”, per celebrare l’inizio della sua diffusione nel globo in oltre 120 paesi, con oltre 10 milioni di membri che l’hanno resa una delle più grandi organizzazioni di Arti Marziali del mondo. È superfluo dire che una disciplina è solo forte quanto lo sono gli allievi che la rappresentano. Quindi è responsabilità di tutti quelli che hanno scelto di seguire Sosai, di allenarsi duramente e di forgiare uno spirito indomabile, affinché la reputazione di potenza nel Kyokushin Karate possa essere riconosciuta da chiunque per molti anni.

Nel Luglio del 1966 viene fondata l’IKO per il Nord America, nel 1968 per l’Europa e nell’ottobre quella per il Sud Pacifico. Nel Febbraio del 1969 viene fondata l’IKO per il Sud Africa, in Aprile quella per il Sud-Est dell’Asia.

Nel 1969 organizza il primo KyokushinKai All Japan Karate Tournament.

Nel 1970 Mas Oyama tiene la Prima Conferenza IKO per gli Stati Uniti a Los Angeles. Presidente Tadashi Nakamura, Vice Presidente Stephen Senne.

Nel Giugno del 1971, il Dojo di New York diventa la sede principale per gli Stati Uniti.

Nel 1972 organizza la seconda edizione del campionato mondiale World Union Karate-Do Organization (W.U.K.O.) a Parigi.

Nel Febbraio del 1973, Mas Oyama arriva negli Stati Uniti incontrando i responsabili dei vari Dojo, riuniti per l’occasione nel Dojo di Don Buck. In questa circostanza Oyama li incoraggia ad inviare i loro migliori combattenti al 1° Torneo Mondiale di Karate Open.

Nel 1974 Mas Oyama riceve il grado di 9° Dan dai più importanti responsabili dell’organizzazione sparsi in tutto il mondo. Stephen Senne riceve il 4° Dan da Mas Oyama e Don Buck.

Nel 1975 si tiene il 1° Torneo Mondiale di Karate Open.

Nel Settembre del 1989, Mas Oyama nomina Don Buck come Presidente della IKO per gli Stati Uniti.

Tristemente, Sosai Mas Oyama muore il 19 Aprile del 1994 a causa di un cancro al polmone (come non fumatore), all’età di 70 anni, nominando il Akiyoshi Matsui (attualmente 8° Dan) a capo di un organizzazione confusa che poi si sarebbe divisa in tre parti: l’IKO(1), sotto la guida di Shinhan Akiyoshi Matsui, l’IKO(2), sotto la guida di Shinhan Yukio Nishida e l’IKO(3), sotto la guida di Shinhan Yoshikazu Matsushima. Questa scelta ha generato diverse ramificazioni all’interno del mondo del Kyokushin, sia politiche che economiche, che, tutt’ora, non sono state risolte. Alla fine, il risultato potrebbe essere una frammentazione incontrollabile del Kyokushin Kai, molto simile a quello che è stato per lo Shotokan che ora, a confronto, sembra avere la meglio. Ogni gruppo asserisce di essere il solo e unico erede del Kyokushin Kai di Mas Oyama sia a livello spirituale che finanziario. Qualcuno ha persino detto che il Kyokushin non può continuare ad esistere senza Mas Oyama. Resta certo che tutti i gruppi del Kyokushin Kai, incuranti della loro ultima alleanza, dovranno, comunque, mantenere gli standard posti dal grande Mas Oyama.

Lo Spirito dell’OSU!

“Osu” significa pazienza, rispetto e apprezzamento. Nell’ordine, per sviluppare uno corpo e uno spirito forte, è necessario allenarsi duramente. Tutto ciò richiede grandi sacrifici perchè devi spingere te stesso al limite, e la reazione più spontanea è fermarsi, smettere quello che si sta facendo. Raggiunto questo punto devi combattere contro te stesso e la tua debolezza, e puoi vincere! Facendo questo impari a perseverare, ma anche ad essere paziente. Questo è OSU!
La ragione per cui ti esponi a questo duro allenamento è perchè impari ad avere cura di te stesso, nonchè ad amarti e rispettarti. Questa forma di auto-rispetto sviluppa ed espande il concetto di rispetto per il proprio istruttore e per i propri studenti. Quando entri in un dojo chini il capo e dici “Osu!”. Questo significa rispetto per il dojo e per il tempo che spendi per allenarti in quel luogo. Questo sentimento di rispetto è OSU!
Durante l’allenamento spingi te stesso nel modo più duro possibile perchè rispetti te stesso. Quando hai finito chini il capo al tuo istruttore e agli altri studenti e dici “Osu!” ancora una volta. Lo fai per dimostrare apprezzamento. Questo sentimento di apprezzamento è OSU!
Così “Osu” è una parola molto importante nel Karate KyokushinKai perchè significa pazienza, rispetto e apprezzamento. Ecco perchè usiamo sempre la parola “Osu”, per ricordare a noi stessi queste indispensabili qualità.
Confucio scrisse che “la sincerità è la fine e l’inizio di tutte le cose”. Questa filosofia può aiutare tutti noi nella pratica dei principi del Kyokushin di Sosai Mas Oyama. Confucio continuava dicendo che “percepire quello che è giusto, e non applicarlo, vuol dire mancanza di coraggio”. Tutti dovremmo cercare di vivere la nostre vita quotidiana seguendo questi principi al meglio.
In questa pagina ho riportato le parole di Shihan Cameron Quinn, pubblicate nel suo libro “The Budo Karate of Mas Oyama”. Shihan Quinn ha combattuto, distinguendosi, nel IV Campionato Mondiale del 1987 e può essere considerato un vero ambasciatore dello “Spirito dell’Osu”.
Quinn scrive: “Esiste un detto in Giappone Ischi no ue ni san nen”. Tradotto, significa “Tre anni su una roccia”. Questo detto simbolizza che bisogna perseverare in ogni momento. È una delle filosofie più importanti del Karate KyokushinKai.
“Il Kyokushin è un’arte che offre molte cose, a breve o a lungo termine, secondo gli scopi del praticante. Alla fine, si comprende che, a prescindere dai calci, pugni e kata, esiste uno spirito speciale nel cuore di ogni praticante. Insegna ad affrontare faccia a faccia i problemi della vita quotidiana con un atteggiamento maturo e tollerante. Un Budo-ka non può essere scosso facilmente dai colpi delle avversità, portando l’essere a comprendere le sue vere potenzialità, senza mai tirarsi indietro”.
Proseguendo su queste parole sullo sviluppo del carattere, Quinn scrive: “Questa forza nel carattere sviluppata attraverso il duro allenamento è conosciuta come “osu no seishin”. La parola Osu deriva dalla frase “Oshi ShinobU”, che significa “perseverare nonostante essere stati respinti”. Implica la buona volontà di spingere se stessi ai limiti della resistenza, perseverare sotto ogni genere di pressione”.
Continua: “La singola parola Osu racchiude molto accuratamente il significato di quello che l’arte del Karate, in particolare il Kyokushin, ha da offrire. Chiunque riesca a manifestare lo “spirito dell’Osu” in ogni parola, pensiero, e azione, può essere considerato saggio e coraggioso.
Allenandosi bisogna avvicinarsi quanto più è possibile allo “spirito dell’Osu”. La vita quotidiana e le responsabilità di ognuno dovrebbero essere vissute in modo più completo avvicinandole allo “spirito dell’Osu”.
“Anche per il principiante, che è consapevole della sua mancanza di allenamento e non vuole affrontare le difficoltà dell’allenamento, è già abbastanza essere consapevole che attraverso la perseveranza e la volontà di continuare, avrà un guadagno a livello fisico, mentale, spirituale ed emozionale. Tutto quello di cui ha bisogno è una determinazione speciale”.

Osu ….