Karate Ragazzi

KARATE RAGAZZI

I genitori non devono preoccuparsi perchè la pratica del karate non è pericolosa per i bambini (molto meno di altri sport molto popolari fra i giovani quali sci, calcio, ecc.), al contrario essi diventano più agili, robusti e trovano il giusto equilibrio psichico: molti nell’esercizio scaricano la naturale aggressività mentre i più timidi diventano più decisi e sicuri di sè.

Durante gli allenamenti i bambini devono eseguire molta ginnastica per irrobustirsi, in seguito vengono insegnate loro le tecniche di parata e di attacco (Kihon), gli esercizi di stile costituiti da una serie preordinata di tecniche eseguite contro avversari immaginari (kata) e infine il combattimento vero e proprio (kumite).

I bambini eseguono solo forme di combattimento fondamentale controllato in cui le possibilità di incidente sono praticamente nulle. Praticare karate per i bambini è un mezzo di espressione e di comunicazione. Attaccare, sferrare un colpo, sarà innanzi tutto dare, andare “verso”, stabilire una relazione con i compagni. Questi, si adatteranno, risponderanno e proporranno a loro volta. Il karate diventa quindi un vero e proprio dialogo eseguito con il corpo. Solo se si accetta questo concetto sarà possibile parlare di compagni e non di avversari, vivere in armonia col mondo che ci circonda. Ogni anno i bambini possono partecipare a numerose gare della categoria “speranze”: Campionati Italiani, Regionali, Provinciali e possono inoltre prendere parte a Stage, raduni e corsi tenuti da grandi maestri.

IL RUOLO DEI GENITORI
Il ruolo dei genitori, nel corso dello svolgimento dell’attività sportiva del bambino, dovrà tener conto di alcuni importanti fattori e, laddove necessario, sarà compito dell’insegnante quello di “sensibilizzarli” in tal senso:
– Verrà enfatizzato l’aspetto del buono stato di salute del bambino che pratica regolarmente sport;
– Verrà evidenziato lo sviluppo delle capacità del bambino che pratica regolarmente sport;
– Bisognerà chiarire che i successi a livello agonistico dovranno essere considerati un regalo (evitando di creare aspettative vincolanti);
– Saranno invitati a sostenere lo sviluppo dell’autonomia del bambino (SPORT visto come “emancipazione”).

Sarà quindi compito dell’insegnante quello di “guidare” il genitore in questo percorso, abituandolo, quando necessario, ad evitare manifestazioni di apprensione ed attenzioni sproporzionate ed eccessive, cosicché il bambino raggiunga un miglior equilibrio, maggior sicurezza e consapevolezza dei propri mezzi.

L’ETA’ MIGLIORE PER COMINCIARE

Il karate si può cominciare a qualsiasi età e senza distinzione di sesso. Dai sei ai sessant’anni ogni momento è buono. Come arte fisica, il valore del karate è pressoché ineguagliabile, poiché è altamente dinamico e fa un uso equilibrato di gran parte dei muscoli del corpo, sviluppa la coordinazione e l’agilità, impiega le parti del corpo (destra e sinistra) in egual misura. La contrazione e decontrazione, che sono alla base dell’esecuzione di tutte le tecniche, agiscono come una sorta di massaggio di tutte le parti muscolari e di alcuni organi interni, quali il fegato e la milza. Il karate, inoltre, offre il vantaggio di poter essere allenato sia individualmente che collettivamente in uno spazio limitato.

I BAMBINI E L’EDUCAZIONE DEL CORPO

Vediamo alcuni elementi ed aspetti fondamentali che devono essere tenuti in grande considerazione quando ci si appresta ad effettuare una corretta pianificazione dell’attività sportiva e formativa del bambino.
In ambito medico e nella fattispecie riguardo agli aspetti auxologici (la scienza, branca dell’endocrinologia, che si occupa specificatamente delle fasi della crescita dell’individuo), sono stati codificati due sistemi che integrano le varie “capacità” di un individuo: SISTEMI ESTERNI e SISTEMI INTERNI.

I SISTEMI ESTERNI
Sono quelli caratterizzati dalle capacità a livello coordinativo, condizionale e tecnico e sono quindi preposti alla creazione di un
bagaglio tecnico per il movimento.

I SISTEMI INTERNI
Interagiscono a livello più interiore e riflessivo. I bambini dovranno quindi primariamente familiarizzare con le tecniche di base dei sistemi esterni, effettuando così un graduale passaggio alla conoscenza di quelli interni (un esempio di disciplina che sviluppa i sistemi interni è il TAIJI cinese). Questo passaggio è agevolato dai principi d’insegnamento basati sulla conoscenza, il controllo e la padronanza del proprio corpo. Rapportando questi principi al caso specifico dell’INSEGNAMENTO DEL KARATE, si dovranno prevedere alcuni elementi basilari che possiamo così riassumere:

– Un’atmosfera piacevole;
– La presenza di regole di comportamento basate sul rispetto reciproco e sulla salvaguardia della salute;
– Un insegnante dal profilo equilibrato e con padronanza dei principi pedagogici;
– Osservanza delle regole di prevenzione;
– Ricerca dello sviluppo delle capacità coordinative;
– Insegnamento globale basato sul gioco e sull’agonismo, che è spontaneo nei bambini, dove lo sport sia visto come divertimento.

RAPPORTO FRA KARATE EDUCATIVO-FORMATIVO E AREE DELLA PERSONALITA’
Esiste una stretta correlazione fra lo sviluppo delle Aree della Personalità (motoria, affettiva, sociale e cognitiva) e la conoscenza e percezione del corpo attraverso la pratica del karate (anche se questi principi risultano validi per le discipline sportive in generale). A questo proposito si devono considerare 3 variabili che, in stretta relazione fra loro, permettono di definire uno sport come “educativo” e compongono un TRIANGOLO PEDAGOGICO: IL BAMBINO, L’INSEGNANTE e L’EDUCAZIONE MOTORIA.

Analizziamo quindi gli “attori” di questa relazione:

1) IL BAMBINO
I bambini hanno caratteristiche legate alla crescita fondamentalmente differenti rispetto agli adulti e che sono da tenere in grande considerazione in fase d’impostazione delle attività fisiche:

– Hanno bisogno di movimento pronunciato;
– Cercano le variazioni nell’esercizio (non amano la ripetitività);
– Dispongono di un proprio linguaggio immaginario;
– Sono nella fascia di età più idonea all’apprendimento motorio.

FASCE D’ETA’ ED EVOLUZIONE PERCETTIVA

Schematizziamo ora alcune delle tappe fondamentali nell’evoluzione percettiva del bambino sia per quanto riguarda l’aspetto della cognizione “temporale”, che per quanto riguarda quello della cognizione “spaziale”. La conoscenza di queste tappe sarà imprescindibile per una corretta creazione e pianificazione di esercizi e percorsi specifici propedeutici allo sviluppo delle differenti capacità motorie ed eviterà d’incorrere in errori di precoce sovraccarico psico-fisico.

3-7 anni: il pensiero del bambino è caratterizzato da ANIMISMO (gli oggetti parlano, vivono ed agiscono intenzionalmente) e da MAGISMO (pensare e parlare equivale ad agire: l’azione è immaginaria).
6-11 anni: il pensiero è assunzione categoriale.

EVOLUZIONE NEL TEMPO
5 anni:
interesse generale
5-6 anni: mattino-sera
6-7 anni: oggi-domani
7-8 anni: velocità-durata
8-9 anni: simultaneità-successione
9-11 anni: tempo come concetto globale e storico

NELLO SPAZIO
4-5 anni:
topologico
7 anni:
euclideo
8 anni: proiettivo
8-10 anni: misurazione (attività motoria, misure arbitrarie, misure attraverso il sistema metrico)

Fino ai 12 anni circa possono essere stimolate ed allenate prevalentemente le capacità coordinative e non capacità che implichino in modo preponderante la forza e la resistenza.

2) L’INSEGNANTE
L’insegnante deve possedere delle caratteristiche ben determinate:
– Deve saper trasmettere sicurezza;
– Deve disporre di un bagaglio ricco e variato di esercizi e di forme applicative;
– Deve avere una solida esperienza personale che gli consenta di trasmettere ai suoi allievi la passione e il fascino offerto dalla disciplina sportiva insegnata.

Bisogna anche tenere in grande considerazione che nell’insegnamento il LINGUAGGIO NON VERBALE rappresenta circa il 55%, il TONO DI VOCE il 35% e LE PAROLE un 10% circa. Il linguaggio non verbale risulta pertanto di grande importanza e si può dettagliare ulteriormente con gli elementi riportati di seguito:

– Contatto visivo
– Gestualità

– Posizione rispetto agli allievi
– Movimenti e posture del corpo
– Volume e tono di voce
– Equilibrio fra parole e pause
– Abbigliamento
– Personalità, humor, entusiasmo
– Capacità di gestione dello stress nella gestione del gruppo


IL VALORE PEDAGOGICO DELL’ERRORE
La prestazione sportiva (il risultato ottenuto) non va assolutamente associata al valore della persona; bisogna invece ricordarsi che sbagliare è umano e che l’errore è fisiologico e parte integrante dell’apprendimento. Quindi, nel caso in cui vengano riscontrati dei problemi, ne andranno individuate le cause scatenanti e si dovrà cercarne la soluzione più appropriata, caso per caso.
In dettaglio, analizziamo le tipologie (o categorie) di problemi riscontrabili e le eventuali azioni da intraprendere:


Problemi di tipo EMOZIONALE (disagio, paure, ansia): migliorare il clima psicologico ed accettare con più serenità le interpretazioni inefficaci.
Problemi di tipo ENERGETICO (stanchezza, poca velocità): fare più pause, ridurre la velocità ed attendere un miglioramento dello stato fisico dell’allievo prima di aumentare il ritmo e l’intensità dell’esercizio.
Problemi di tipo COORDINATIVO (carenza di adattamento situazionale): proporre esercizi di fantasia, creatività ed equilibrio, portando l’allievo a fidarsi degli automatismi acquisiti.
Problemi di tipo COGNITIVO (carenze nella conoscenza della tecnica e della percezione del corpo): effettuare dimostrazioni tridimensionali, con spiegazioni ed analisi, accrescendo la consapevolezza e permettendo la sintonia del feedback interno con quello esterno.

FUNZIONE DELL’INSEGNAMENTO NEL KARATE
La funzione dell’insegnamento di un maestro di karate dovrà quindi tenere conto di alcune regole basilari e, al fine di predisporre correttamente i bambini all’attività sportiva, dovrà necessariamente catalizzarne l’attenzione nella maniera appropriata. Dovrà quindi aumentare la competenza, offrendo motivazione e facendo attenzione a non turbare lo stato emotivo degli allievi. Una disciplina ferrea e sproporzionata risulterà con tutta probabilità controproducente al raggiungimento degli obiettivi preposti. A questo proposito, la disciplina, soprattutto in attività sportive come il karate, sarà sicuramente più facile da ottenere seguendo alcuni accorgimenti nella pianificazione e nello svolgimento degli allenamenti. Nel punto successivo vedremo alcuni aspetti fondamentali.

3) LA DISCIPLINA SPORTIVA
Alcuni elementi importanti nella pratica di una disciplina sportiva:
– Occorre riconoscere il fascino delle sfide peculiari (ad esempio, nel karate, il combattimento, il kumite);
– La formazione tecnica deve essere acquisita come base solida;
– La disciplina sportiva deve essere sperimentata, se possibile, nella sua molteplicità (con variazione di tecniche fondamentali).